Esistono numerosi metodi di misurazione della estensione della calotta polare congelata, e tali metodi dipendono dalle misurazioni satellitari, dalla percentuale di ghiaccio presente, dalla presenza o meno di “laghi” di acqua in mezzo al ghiaccio (problema spesso presente, soprattutto in prossimità dei bordi della banchisa artica, quanto mai frastagliata).
Il grafico sottostante, ricavato dal Servizio Glaciologico Danese, (ocean.dmi.dk), prende in considerazione le aree coperte da almeno il 30% di superficie ghiacciata, e mostra una quantità di ghiaccio da record, nettamente superiore a quella degli ultimi 10 anni, ed equivalente a quella che il Polo Nord aveva normalmente molto più avanti nella stagione, a metà gennaio circa (il massimo di estensione lo si raggiunge tra la fine di Marzo ed i primi giorni di Aprile).
Notevole è anche la differenza con le aree con almeno il 15% di ghiaccio, esaminate nel secondo grafico, in questo caso l’estensione rientra nella norma.
Il problema di questo tipo di calcolo sta nelle zone miste (terraferma – mare), che, quando sono congelate, “confondono” i pixels di risoluzione a livello di satellite, rendendo non facile l’identificazione del ghiaccio marino reale rispetto a quello presente sulla terraferma.
Le aree con almeno il 30% di ghiaccio danno quindi una sicurezza di risoluzione maggiore rispetto alle aree con solo il 15%.
Le cause di questa crescita straordinaria, superiore a tutti gli anni passati, del ghiaccio polare artico, dipende essenzialmente dalla forza attuale del Vortice Polare, compatto ed in constante raffreddamento, che impedisce alle ondate di aria mite meridionale di raggiungere il Polo, bloccando gli scambi meridiani.